Il sempre piu' diffuso sistema di intrecci nelle strutture proprietarie delle imprese; la tendenza sempre piu' frequente alla gestione degli investimenti - specie da parte dei grandi collettori del risparmio anonimo - secondo la tecnica della diversificazione del portafoglio; i sempre piu' ricorrenti casi - diretta conseguenza del fenomeno della specializzazione della funzione manageriale - di imprese che presentano sovrapposizioni tra i preposti all'esercizio di funzioni gestorie; il crescere esponenziale dei casi in cui gli amministratori di una societa' sviluppino autonome iniziative imprenditoriali, se non in concorrenza comunque complementari a quelle della societa' amministrata; il diffondersi di tecniche di organizzazione, come quella del gruppo, basate sul meccanismo della scomposizione dell'unitarieta' economica dell'impresa in una molteplicita' di centri di imputazione. Sono questi, tutti, fattori che non solo incrementano, non foss'altro statisticamente, l'eventualita' che gli amministratori dell'impresa esercitata in forma di societa' azionaria siano chiamati a decidere se compiere atti o operazioni che vedono come controparti ora se stessi, ora societa' da essi pur sempre amministrate o partecipate, ora ancora societa' e comunque soggetti partecipanti, in misura piu' o meno significativa, al capitale, ovvero altre societa' a questi ultime legate, ma possono anche alimentare il pericolo di una gestione non neutrale. Di una gestione, cioe' forzata, piu' o meno coscientemente, a causa dei peculiari legami eventualmente sussistenti, diretti o indiretti che siano, con la potenziale controparte dell'operazione, dalla necessita' di contemperare anche gli interessi di quest'ultima.
In un contesto come quello che caratterizza l'impresa capitalistica contemporanea, in cui l'intreccio tra interessi diversi e, di conseguenza, anche il loro potenziale conflitto si atteggia alla stregua di un fenomeno non piu' occasionale bensi' sistemico, si puo' ragionevolmente comprendere la ricorrente preoccupazione nella ricerca di regole e soluzioni capaci di contenere il rischio che nella gestione della societa' per azioni gli amministratori finiscano per abdicare alla funzione loro assegnata - ossia mediare tra (e comporre) i diversi possibili interessi di volta in volta emergenti e cercare di ottimizzare gli esiti della gestione al fine di creare valore per tutti gli azionisti - operando delle scelte che, se non anche addirittura intese a privilegiare un loro particolare interesse a scapito di quello dei soci, finiscano per favorire solo uno o piu' di essi, a danno dunque di tutti gli altri.
L'obiettivo del volume e' ricostruire il sistema delle regole - sviluppatosi nel corso dell'ultimo decennio, e ancora in fase di evoluzione (come testimonia, del resto, la recentissima proposta di direttiva comunitaria presentata il 9 aprile scorso, diretta a una migliore disciplina degli assetti di corporate governance con particolare riferimento alle operazioni con parti correlate) - con cui il nostro ordinamento si confronta con tale tipo rischio. Un sistema certo complesso, anche perche' il problema dell'esistenza di interessi "interferenti", che possono condizionare le scelte di gestione, e' stato considerato dal legislatore sotto profili e angolazioni diverse - basti pensare alle diverse, e solo parzialmente sovrapponibili, regole dettate dagli artt. 2391, 2391-bis e dall'art. 2497-ter c.c. Un sistema che l'Autore si propone dunque di indagare, nella convinzione che alla fine sia possibile - pur nelle diversita' dei singoli contesti e delle concrete declinazioni delle soluzioni operative - isolare una serie di principi comuni, dotati poi di capacita' espansiva, cui tali regole rispondono sia in punto di articolazione dei procedimenti a cui gli amministratori devono attenersi nell'assumere le proprie decisioni, sia in punto di disciplina dei rimedi risarcitori, allorche' si tratti di reagire contro una gestione "interessata" e non imparziale.
Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XI
PREMESSA
IL PROBLEMA . . . . . . . . . . . . . . . 1
CAPITOLO I
GESTIONE DELL’IMPRESA
E INTERESSI DEGLI AMMINISTRATORI
1. La ratio del precetto dettato dall’art. 2391 c.c. e la sua articolazione . 17
2. La regola di trasparenza: l’obbligo di comunicazione degli interessi
interferenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
3. La regola di ponderazione: la motivazione delle decisioni. . . . . . . . 27
4. La regola di imparzialità: i doveri di astensione . . . . . . . . . . . . . 36
5. Ancora sul principio di imparzialità: il divieto di concorrenza e la
disciplina delle corporate opportunities . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
CAPITOLO II
GESTIONE DELL’IMPRESA
E INTERESSI DELLE PARTI CORRELATE
1. Le ragioni di una disciplina speciale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
2. Il principio di trasparenza: la duplice prospettiva dell’informazione . . 68
3. I principii di ponderatezza e di imparzialità: il parere degli amministratori
indipendenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
4. Segue: il parere negativo e i meccanismi per il suo superamento . . . . 89
5. Le operazioni con parti correlate nelle società chiuse: quali regole? . . 96
CAPITOLO III
GESTIONE DELL’IMPRESA
E INTERESSI NEL (E DEL) GRUPPO
1. Interferenze di interessi e gruppo di società . . . . . . . . . . . . . . . 105
2. Interlocking directorates, società di gruppo e interessi degli amministratori:
il problema. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110
3. La soluzione: la diversa declinazione della regola di trasparenza . . . . 117
4. Segue: ... della regola di ponderazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122
5. Segue: ... della regola di imparzialità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
6. La disciplina delle operazioni con parti correlate e le operazioni
infragruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132
CAPITOLO IV
INTERFERENZA DI INTERESSI
E RESPONSABILITÀ GESTORIA
1. La violazione delle norme in tema di interessi degli amministratori e la
“scomposizione” del regime di responsabilità . . . . . . . . . . . . . . . 145
2. Segue: la violazione del dovere di fedeltà e le speciali caratteristiche
della responsabilità per l’appropriazione di corporate opportunities . . 157
3. La violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale
nelle operazioni infragruppo: il criterio di imputazione della
responsabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
4. Segue: la disciplina in tema di legittimazione attiva e di legittimazione
passiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168
5. Il problema della gestione distrattiva di valori nelle operazioni con parti
correlate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184
6. Operazioni con parti correlate e danno al patrimonio sociale: alcune
questioni in tema di legittimazione passiva . . . . . . . . . . . . . . . . 190
7. Segue: .... e di legittimazione attiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205